Dovevo
alzarmi, tenevo la mia Bella immortale tra le braccia e odiavo
doverla lasciare .
La
mia Bella, in tutti i sensi.
Ero
felice, la gioia fatta in persona.
Lei
aveva deciso di sposarmi e mi aveva regalato una bellissima bambina.
Amavo
la mia mezza-vampira come me stesso.
Certo
avevo dovuto trasformare Bella per salvarle la vita ma questo era
stato un piccolo prezzo da pagare in confronto alla gioia di averla
vicino a me per sempre.
Quelle
parole mi riempivano la bocca e l'anima.
Cercai
di muovermi lentamente avevo sentito la mia bambina piangere e non
volevo si alzasse Bella, era la terza volta che frignava e si era
sempre mossa lei.
“Edward,
stai, vado io” mi disse cercando di trattenermi.
Io
scossi la testa. “No tesoro. Vado io. Non capisco cosa abbia
questa
sera” le risposi dandole un bacino sulla fronte.
Lei
sospirò e si spostò per lasciarmi scendere.
Veloce
andai nella sua stanza.
La
bimba era seduta sul suo letto. Gli occhi grandi uguali a quelli
della mia Bella mortale mi guardavano pieni di lacrime.
“Voglio
dormire vicino a voi. Ho fatto un incubo”
Mi
sedetti vicino a lei e l'abbracciai stando attento a non schiacciarla
troppo.
Lei
sentii il mio corpo freddo e rabbrividì.
Un
sorriso mi si allargò sul viso.
La
mia bambina, la mia piccola bambina. Amavo tenerla così,
vicino a
me.
“Va
bene piccina vieni” la presi in braccio stando attento ad
avvolgerla in una coperta per non ghiacciarla e tenendola stretta la
portai fra di noi.
“Grazie
papà. Grazie mamma” sussurrò
sbadigliando mentre si sistemava fra
di noi già mezzo addormentata.
“Edward...”
sospirò Bella.
Probabilmente
stava pensando alle coccole che si sarebbe persa quella notte.
Le
sorrisi e mi sporsi sopra la bimba per baciarla teneramente.
Passammo
tutta la notte così vicini ed ero al colmo della
felicità.
Quando il sole
illuminò la nostra camera ci sorprese nelle stesse
identiche posizioni.
Io
mi stiracchiai e svegliai la bimba con un bacino sulla guancia.
“Buongiorno
amore. E' ora di alzarsi”
“No.
Ho ancora sonno. Lasciami dormire” protestò la mia
piccola gioia
“Mi
spiace piccina, ma devi andare dai nonni. Noi dobbiamo andare a
scuola” le spiegai mentre la svegliavo accarezzandole la
testa
dolcemente.
“Uffa
papà. Lasciami in pace. Non ci voglio andare
lì.” brontolò
tenendo gli occhi chiusi a forza.
Sentii
Bella sospirare. Anche a lei spiaceva lasciarla dai miei genitori. Ma
non c'erano altre scelte.
“Coraggio
Piccina. Alzati!!” il mio tono di voce si era fatto
più deciso.
In fondo ero suo padre e mi doveva obbedire.
“No.
Io sto qua! Non mi potete costringere” mi rispose
impertinente.
Persi
la pazienza.
Si
stava facendo tardi ed ero anche un po' frustrato del fatto che ci
avesse rovinato la notte.
“E
no. Al papà si ubbidisce” risposi alzando la voce
e prendendola in
braccio per costringerla ad uscire dalle coperte.
Lei
aprii gli occhi e mi fulminò con lo sguardo mentre
rabbrividiva per
il contatto con la mia pelle gelida.
“Sei
proprio cattivo. Ti odio” se ne uscì fuori
scappando dalle mie
braccia e mettendosi dritta in piedi in fondo al letto.
“Ma
cosa stai dicendo?” intervenne Bella in mia difesa sbigottita.
“Che
è un mostro. Non è il mio
papà” e detto questo con le lacrimone
che le scendevano lungo le guance iniziò a tremare.
Io
la guardavo in silenzio colpito e ferito dalle sue parole.
E
poi... tutto ad un tratto mi ritrovai a fissare un bellissimo
cucciolotto dal pelo rossastro che mi ringhiava contro.
Rimasi
sconvolto mentre la verità mi apriva finalmente gli occhi.
Guardai
Bella “Tu...” lei fissava la bimba e poi me con lo
sguardo vitreo
e colpevole “Edward... io”
“No”
gridai schiacciandomi le mani sul viso per non vedere la prova del
suo tradimento con Jacob
“No...non...è...possibile...no...non
voglio...no...nooo...”
Due
schiaffi forti mi riportarono alla realtà.
Aprii
gli occhi e vidi il volto di Carlisle fissarmi preoccupato mentre con
le mani teneva fermi i miei polsi.
“Edward...che
ti è successo? Stai bene ragazzo mio?” mi chiese
preoccupato.
Io
aprii gli occhi e li sbattei cercando di mettere a fuoco dove mi
trovavo.
Ero
nella mia stanza a casa Cullen sdraiato sul mio divano.
Guardai
Carlisle stranito. “Cosa è successo?”
gli chiesi.
“Non
lo so Edward. Ero nello studio quando ti ho sentito gridare. Sono
corso e stavi smaniando e gridando come un matto”
“Io
non capisco - gli risposi - Mi sono sdraiato ad ascoltare la
musica. Aspettavo di poter uscire per andare da Bella e
poi...” non
finii la frase. Era tutto così strano...
“E
poi ti sei addormentato ed hai sognato” finì lui
scuotendo la
testa.
“Ma
noi non possiamo dormire e sognare. Non mi è mai
successo.”
affermai preoccupato.
“Evidentemente
lo stress a cui sei sottoposto ultimamente ti ha fatto un gran brutto
scherzo Edward. Non c'è altra spiegazione. E poi di cose
strane ne
ho viste moltissime e ormai non mi stupisco più di
nulla” continuò
serafico scuotendo la testa con uno strano sorrisetto sulle labbra.
Lo
guardai. Ero allibito.
In
quel momento una voce gridò dal piano di sotto
“Edward vuoi
muoverti per favore? Mancano due giorni al tuo matrimonio e devi
provarti l'abito. Ho tante cose da fare e non puoi rallentarmi
così!!” la voce quasi isterica di Alice mi
riportò alla realtà.
Si
fra due giorni avrei sposato la mia Bella.
“Questo
matrimonio sta diventando un incubo per tutti”
commentò mio padre
ridacchiando.
“Già
un vero incubo...- risposi - ma papà posso farti una
domanda?”
Lui
mi guardò sapeva già quello che gli volevo
chiedere.
“Si
Edward, sarà una cosa stupenda e magnifica. Per gli umani
fare sesso
è una sensazione bellissima ma per noi ancora di
più. L'unica cosa
che non ti devi dimenticare è che lei è umana e
quindi devi fare
molta attenzione a come ti muovi.” mi sorrideva.
Mi
conosceva bene e sapeva che il mio stress era legato a quello e non
al matrimonio di per sè. Avevo paura di quello che mi
aspettava,
avevo paura di farle male.
“Ma
non ti preoccupare Edward. Presto la trasformerai e quindi non
avrai più problemi e potrete godervela appieno
entrambi” voleva
tranquillizzarmi ma aveva toccato un tasto a me dolente.
“Non
vorrei trasformarla... lo sai. Le ruberò tante cose... come
la
possibilità di avere dei figli” mormorai avvilito
ripensando al
sogno.
“Finché
sta con te, non ne potrà mai averne comunque. Lo sai che noi
siamo
sterili, vero?” finì la frase mormorando, andava
sempre un po' in
imbarazzo quando parlava con me di quegli argomenti.
Annui
triste.
Ricordavo
ancora il mio sogno, il piacere che avevo avuto a stringere quella
bimba sul mio petto. L'orgoglio di essere padre. Mi sarebbe mancato
tantissimo... ma non potevo fare nulla... il destino aveva deciso
tanto tempo fa per me.
Non
sapevo che il destino avrebbe nuovamente rimescolato le carte
approfittando della nostra ignoranza e mi avrebbe donato la gioia
più grande della mia vita...... la mia Renesmee.
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